Condor della California
Una specie di Condor della California Nome scientifico : Gymnogyps californianus Genere : Condor della California
Condor della California, Una specie di Condor della California
Nome botanico: Gymnogyps californianus
Genere: Condor della California
Descrizione
Il condor della California è un uccello appartenente alla famiglia degli avvoltoi, l'ultima specie appartenente al genere degli Gymnigyps non ancora estinta. Si tratta di un animale a rischio di estinzione (ad oggi ne esistono solo 250 esemplari). Il condor della California è uno degli uccelli più longevi al mondo, in grado di sopravvivere anche per cinquant'anni.
Taglia
1.2 - 1.3 m
Posizionamento del nido
Scogliera
Numero di covate
53 - 60 days
Periodo di Nidificazione
163 - 180 days
Abitudini alimentari
Preferiscono banchettare con grandi carcasse di mammiferi terrestri come cervi, capre, pecore, asini, cavalli, maiali, puma, orsi o bovini. In alternativa, possono nutrirsi dei corpi di mammiferi più piccoli, come conigli o coyote, mammiferi acquatici come balene e leoni marini della California o salmone. Le carcasse di uccelli e rettili vengono mangiate raramente.
Habitat
I condor vivono in arbusti rocciosi, foreste di conifere e savana di querce. Si trovano spesso vicino a scogliere o grandi alberi, che usano come siti di nidificazione. I singoli uccelli hanno una vasta gamma e sono noti per viaggiare fino a 250 km (160 mi) alla ricerca di carogne. Ci sono due santuari dedicati a questo uccello, il Santuario di Sisquoc Condor nel deserto di San Rafael e il Santuario di Sespe Condor nella foresta nazionale di Los Padres.
Tipo di Dieta
Scavenger
Domande Frequenti
Informazioni generali
Comportamento
Le loro emissioni vocali si limitano a sibili e grugniti. Si bagnano frequentemente e durante la giornata capita che trascorrano delle ore pulendosi le piume. Praticano la uroidrosi (urohydrosis), un meccanismo che è praticato anche da altri tipi di uccello, e che consiste nel raffreddamento della temperatura delle gambe per mezzo di urina e feci. All'interno dei gruppi numerosi di Condor vi è una precisa e ben sviluppata struttura sociale; ad esempio vi è un meccanismo di assegnazione della precedenza nell'accesso alla preda basato sul linguaggio del corpo, su pratiche di gioco competitivo e sui succitati sibili e grugniti. In particolare durante la nutrizione, la gerarchia è ben dimostrata, con gli esemplari più anziani che si nutrono prima dei giovani Alimentazione I condor allo stato selvaggio abitano territori molto vasti, e spesso viaggiano anche per 250 km al giorno alla ricerca di carogne. Si ritiene che nei primi tempi di esistenza della specie, il condor della California si nutrisse delle carcasse dei componenti ormai estinti (probabilmente nel Quaternario) della megafauna nordamericana. Al giorno d'oggi l'uccello si nutre principalmente di carcasse di grossi mammiferi terrestri come cervi, capre, pecore, asini, cavalli, suini, bovini o addirittura orsi e puma. Alternativamente, si ciba anche delle carogne di mammiferi di dimensioni più piccole come conigli o coyote, di mammiferi marini come balene ed otarie californiane, oppure di salmoni. Molto raramente può arrivare a nutrirsi di carcasse di uccelli o rettili. Non essendo dotati di olfatto, notano le carcasse osservando il comportamento di altri animali saprofagi come piccoli avvoltoi o aquile, che non riuscirebbero a trapassare le robuste pelli di questi animali senza l'aiuto dell'efficiente e più grosso condor. Il condor della California in genere riesce ad intimidire gli altri saprofagi allontanandoli dalla carcassa, se si fa eccezione per gli orsi, che li ignorano, e per le aquile reali, che ingaggiano furiosi combattimenti con loro per il possesso della carne. In natura si nutrono in modo intermittente, lasciando spesso trascorrere diversi giorni o anche un paio di settimane tra un pasto ed il successivo, e poi cibandosi di 1-1.5 kg di carne alla volta, fino a non essere più in grado di sollevarsi da terra. Volo Quando è in volo, i movimenti del condor della California sono molto aggraziati. Lo sterno non è molto ampio se confrontato ai muscoli dedicati al volo che vi si saldano, e questo debole ancoraggio fa sì che la specie basi il volo sulla planata. Le ali vengono agitate quando l'uccello si stacca dal suolo, ma dopo aver raggiunto una altitudine sufficiente, si librano riuscendo a non muovere le ali per chilometri. Sono conosciuti per raggiungere velocità di volo di 90 km/h ed altezze di 4600 metri. Spesso quando atterrano, si appollaiano sulle cime degli alberi più alti in modo da potersi lanciare in volo senza sforzi supplementari. In molti casi inoltre cercano di planare al di sopra delle formazioni rocciose per potere sfruttare la spinta verso l'alto delle correnti calde ascensionali da lì provenienti.
Stato della Specie
Mentre per molte tribù indiane il condor della California era considerato una sorta di simbolo dell'immortalità e come tale venerato e rispettato, per l'uomo bianco divenne, almeno fino agli inizi del XX secolo, un animale da cacciare e da distruggere con qualsiasi mezzo. L'ampio areale che lo spettacolare uccello occupava sin dal Pleistocene, con l'intervento diretto ed indiretto dell'uomo si assottigliò rapidamente, facendo temere per il suo futuro già verso la fine del 1800. Sebbene infatti ancora discretamente diffusa ed osservata con una certa regolarità, alla fine del XIX secolo la specie era già ritenuta in declino. Il naturalista James G. Cooper lo definì nel 1890 «un uccello condannato» e nel 1906 il famoso naturalista William Beebe scrisse che la sua fine era vicina e che entro pochi anni il grande volatore avrebbe potuto scomparire per sempre dalla faccia della terra. L'ornitologo che cominciò ad occuparsi a tempo pieno di questo uccello fu Carl B. Koford a cui si devono alcuni dei primi censimenti delle popolazioni residue. Il primo censimento effettuato negli anni quaranta del secolo scorso fornì una cifra veramente preoccupante: soltanto una sessantina di esemplari si riscontravano in un'area di circa 45.000 chilometri quadrati che spaziava, all'interno della California, da Santa Barbara lungo la costa Range a San Jose e lungo le zone montane occidentali della Sierra Nevada fino alla parte meridionale della contea di Madera a nord-est di Fresno. Le tre aree di riproduzione superstiti erano costituite dalla zona di Mountain Beartrap ad est di San Luis Obispo, l'area di Sisquoc a nord di Santa Barbara e la zona di Sespe-Piru nelle contee di Ventura e Los Angeles. Quest'ultima era ritenuta la più importante e consistente. Purtroppo Koford ignorò l'avvistamento quasi contemporaneo di due gruppi di condor, rispettivamente di 85 e 37 esemplari, effettuato nel 1942 dal valente ornitologo Donald McLean, e le stime del California Fish and Wildlife Service, che ipotizzavano l'esistenza di oltre 150 condor. I 60 individui, censiti con precisione negli anni cinquanta, sarebbero allora apparsi, come erano, il segno di un crollo catastrofico e non un dato confortante di stabilità della popolazione. Koford poi, spalleggiato dalla National Audubon Society, si convinse, sbagliando, che i problemi della specie discendevano esclusivamente da una sua avversione nei confronti dell'uomo. Si giocarono tutte le speranze di sopravvivenza della specie su un costosissimo programma di acquisto di terre per costituirle in santuari. Inoltre, furono posti limiti severi persino alle osservazioni, in particolare all'apposizione di radiocollari. Di conseguenza non si scoprì, fino agli anni ottanta inoltrati, che la causa principale del declino dei condor era l'avvelenamento da piombo. Più di altri avvoltoi infatti, essi sono vittime dell'ingestione di frammenti di pallottole, che trovano nelle carcasse della selvaggina ferita e non recuperata dai cacciatori. Fino dall'inizio degli anni quaranta, i responsabili dello zoo di San Diego avevano intuito che la sola salvezza della specie sarebbe stata nella riproduzione in cattività. Si prepararono meticolosamente, allevando esemplari del condor delle Ande, dalla biologia molto simile a quella della specie californiana. Nel 1952 lo zoo ottenne un permesso per catturare una coppia, per dare inizio all'esperimento. La National Audubon Society, spalleggiata da Koford, ottenne di far annullare il nulla osta alla cattura. Già dai primi del Novecento la specie con ogni probabilità nidificava soltanto in California essendo stata distrutta in tutte le altre aree di diffusione. L'ultimo esemplare avvistato in Canada, per esempio, fu osservato nel 1889. Prima dei dati raccolti da Koford negli anni 1939-1947 per conto della National Audubon Society, i naturalisti Joseph Grinnell ed Alden Miller stimarono la popolazione sopravvivente di condor della California intorno al centinaio di individui. La National Audubon Society, una delle maggiori organizzazioni di conservazione della natura degli Stati Uniti, prese la decisione di tenere sotto controllo la specie per valutarne l'andamento della popolazione dal 1961. I primi censimenti furono effettuati sotto la direzione di Alden Miller con la collaborazione di Ian ed Eben McMillan. I dati relativi agli anni 1959-64 furono ancor più drammatici dei precedenti. In 17 anni la popolazione in natura di questa specie era scesa del 30%: gli esemplari stimati erano circa 42. I dati raccolti riguardavano una ventina di individui adulti non nidificanti, otto adulti con nidi attivi e 14 altri soggetti dei quali almeno 10 individui immaturi. Nel 1966 il Dipartimento di Pesca e Fauna Selvatica della California organizzò un censimento che riportò la cifra di almeno 52 individui: il possibile incremento rispetto ai dati del 1963 veniva giustificato a causa di un sistema di analisi differente e a una più completa copertura dell'area occupata dal condor. Si credette che i dati di Miller e dei McMillan dimostrassero che la perdita più rilevante subita da questa specie riguardava i soggetti uccisi illegalmente: la specie era ed è infatti protetta dalla legge sulle specie minacciate degli Stati Uniti (United States Endagered Species Act), dalla legge della California e dalla Convenzione Internazionale di Washington (CITES). I successivi censimenti fornirono stime più o meno stabili. I dati pubblicati da S. R. Wilbur, W. D. Carrier, J. C. Borneman e R. W. Mallette fornirono per gli anni tra il 1966 ed il 1971 cifre comprese tra i 50 ed i 60 individui; Wilbur tra gli anni 1972 e 1975 indicò non più di 50 individui, ma dal 1975 il declino si fece più evidente; già intorno al 1977 i censimenti parlavano di una quarantina di individui. Le campagne educative per sensibilizzare la gente alla protezione del condor, gli appositi santuari naturali istituiti per proteggere il condor nel suo ambiente non sembravano sufficienti. Oltre alla caccia e al depredamento dei nidi, la costruzione di strade, della diga di Topatopa ed il sempre più incessante disturbo arrecato al gigante delle montagne hanno peggiorato la situazione. Intorno al 1980 le autorità californiane si resero conto che, con i sistemi fino ad allora adottati, la specie era persa per sempre. Nonostante un'opposizione strenua della National Audubon Society, esse si schierarono con lo zoo di San Diego, cui nel frattempo si era affiancato quello di Los Angeles (e più tardi contribuiranno anche il Peregrine Fund di Boise, Idaho e lo zoo dell'Oregon). In un primo tempo ci si limitò a prelevare dai nidi selvatici le uova appena deposte e a farle schiudere in incubatrice. Si tratta di un collaudato sistema per aumentare la produzione di pulcini da parte degli uccelli in genere. Quasi tutte le specie infatti, se perdono una covata prima che i piccoli escano dalle uova ne depongono altre. Purtroppo anche questo sistema si rivelò insufficiente: i soggetti selvatici continuavano a scomparire. Non essendo gli esemplari muniti di radiocollari, non si sapeva neppure come e perché. Nel 1986, dopo la morte dell'ultima femmina nidificante in natura (che la National Audubon Society affermava di aver sotto pieno controllo), si completò la cattura dei restanti esemplari. Purtroppo, nonostante a quel momento vi fossero 22 condor in cattività, essi rappresentavano soltanto 14 progenitori non geneticamente correlati. Un limite importante che potrebbe, in futuro, creare gravi problemi. Va dato atto all'associazione Audubon California che, sia pure alla distanza di oltre venti anni, nel suo sito la vicenda è raccontata con discreta fedeltà ed implicita autocritica. La riproduzione in cattività diede subito risultati eccellenti. Già nel 1991 erano nati oltre 50 esemplari ed primi rilasci furono quindi effettuati nel gennaio 1992. La prima nascita in natura, dopo 20 anni, si ebbe nel 2002. A marzo 2009 vi sono 169 esemplari allo stato selvatico e oltre 160 nei centri di riproduzione. Nel 2008 si sono involati dai nidi 7 giovani in California, 2 in Colorado e un piccolo è nato in Baja California (Messico). Scopo del progetto è giungere a non meno di 150 esemplari di cui almeno 15 coppie nidificanti, in ciascuna delle tre aree prescelte (California meridionale, Baja California, Arizona). Non sono naturalmente mancati i problemi, alcuni risolti, altri in corso di soluzione. Gli esemplari che non possono essere allevati dai genitori sono cresciuti cercando di evitare che vengano a contatto con l'uomo e sono nutriti da un pupazzo che imita la testa di un condor adulto. Molti di questi pulcini presentano tuttavia comportamenti imperfetti e ora si cerca di utilizzarli solo per la riproduzione e non per i rilasci. In un primo tempo inoltre molti esemplari si uccisero posandosi sui fili dell'alta tensione, ma fortunatamente oggi sono tutti addestrati ad averne paura. Tutti gli esemplari destinati ai rilasci sono anche educati a temere l'uomo, per evitare che possano mettersi in pericolo avvicinandosi troppo a turisti e cacciatori. Perdura il grave problema dell'avvelenamento da piombo e ciò costringe le autorità a catturare tutti i condor selvatici due volte all'anno, per trattarli, in caso di pericolo, con un prodotto chelante, che elimina il pericoloso metallo dall'organismo in poche ore. Ciononostante, qualche esemplare, non recuperato in tempo, va ugualmente perduto. Nel settembre 2008 è entrato in vigore in California un regolamento che vieta le munizioni contenenti piombo in tutti gli areali frequentati dai condor. In Arizona invece lo Stato distribuisce gratuitamente munizioni esenti da piombo.
Scientific Classification
Divisione
Cordati Classe
Uccelli Ordine
Accipitriformes Famiglia
Cathartidae Genere
Condor della California Species
Condor della California